Descrizione
Corni di unicorno, scheletri di sirene, animali imbalsamati, piante essiccate, strumenti scientifici e globi celesti: questi gli oggetti che si nascondevano nelle Wunderkammer, le camere delle meraviglie. Di moda nelle dimore di reali e aristocratici di tutta Europa nel Rinascimento e nel Barocco, incarnavano la sete di esplorazione e di conoscenza dell'epoca e gettarono le basi per i musei come li si conoscono oggi.
Oggi il termine è usato in senso lato per descrivere qualsiasi accumulo affascinante o singolare di oggetti nascosti dietro porte chiuse, ma la definizione che se ne dava nel Rinascimento era più specifica. Nel 1565, Samuel Van Quiccheberg scrisse quella che è considerata la prima guida al collezionismo, alla conservazione e all'esposizione: il testo si basava sulla sua esperienza come consulente scientifico e artistico del Duca di Baviera, di cui aveva contribuito a creare la Wunderkammer.
Secondo Quiccheberg, il contenuto delle Wunderkammer rientrava in diverse categorie: artificialia, antichità e opere d'arte create dall'uomo; naturalia, piante, animali e altri oggetti della natura; scientifica, strumenti scientifici; exotica, oggetti provenienti da terre lontane; e mirabilia, un termine generico per indicare tutti gli oggetti che suscitavano stupore.
Questo il culto dell’uomo del Cinquecento: la meraviglia. E possedere ciò che suscitava meraviglia era sinonimo di una dominazione quasi magica del mondo