Cos'è
Dopo l’otto settembre 1943, oltre seicentomila militari italiani, abbandonati dagli alti comandi militari in territori ostili, divennero facile preda di un esercito che fino a poche ore prima era stato loro alleato. In pochi giorni si ritrovarono prigionieri, disseminati in centinaia di piccoli o grandi lager nazisti, patendo, per interminabili mesi, l’abbandono, estreme privazioni alimentari, l’assoluta indigenza, il freddo, le ricorrenti epidemie, le angherie dei loro custodi, le marce e gli appelli estenuanti.
Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra e quindi non beneficiarono dei sussidi della Croce Rossa Internazionale; ma per ordine diretto di Hitler furono invece impropriamente classificati come Internati Militari, una definizione giuridicamente incongrua secondo le convezioni internazionali.
Fu loro pressantemente proposto di aderire al neo stato mussoliniano o anche di combattere direttamente a fianco delle truppe germaniche. Aderirono in pochi; gli altri furono in gran parte costretti al lavoro forzato nei campi, nelle miniere, nelle fabbriche.
In una prigionia tormentata, la loro forza d’animo non fu tuttavia fiaccata. Ne derivò una resistenza senza armi, una voglia ed un bisogno di sopravvivere quanto meglio possibile spiritualmente. Le baraccopoli divennero vere e proprie comunità organizzate, luogo di incontro e di scambio culturale.
Un caso eclatante è quello del lager di Sandbostel, presso Amburgo e Brema, nella Bassa Sassonia. Qui si ritrovarono, compagni di sventura, letterati, docenti universitari, uomini di teatro, musicisti, pittori, scultori, giornalisti, futuri politici. Qui fu internato il padre di Francesco D’Alpa ed insieme a lui, fra gli altri, anche Giovannino Guareschi e Gianrico Tedeschi, tutti risoluti a non far morire la Cultura in quel lager.
Così è nato in Francesco un desiderio forte di conoscere finalmente la realtà quotidiana di questi uomini vittime dell’odio, che al loro ritorno in patria, non ebbero quasi mai, o solo per pochi accenni, la forza di parlarne, ma solo il muto desiderio di dimenticare.
Dopo alcuni decenni la verità sugli Internati Militari Italiani è divenuta finalmente interesse e patrimonio vivo della storiografia; ma la sua penetrazione nella cultura popolare, appare ancora oggi insoddisfacente.
Partendo dalle poche memorie familiari e con il prezioso contributo degli eredi, l’esposizione si snoderà fra documenti prodotti nei lager o postumi (disegni, pitture, fotografie, filmati, giornali, opere letterarie, saggi storici, diari).