Descrizione
Prima di dedicarmi alla visita e all’ascolto delle problematiche legate all’area sanitaria, su invito dell’area educativa, mi sono recato nel teatro dell’istituto per assistere alla seconda replica della recita Uno strano paesello (liberamente tratto da Il fantasma del povero Pietro di C. Vittici), messa in scena da alcuni detenuti del circuito di alta sicurezza. È stata un’esperienza entusiasmante. La partecipazione dei detenuti del circuito di alta sicurezza è stata notevole, un po' meno quella dei detenuti di media sicurezza. Presenti anche i docenti delle scuole all’interno dell’istituto, insieme ai volontari della Caritas e ministri e volontari delle comunità evangeliche di Siracusa. È davvero encomiabile l’impegno e la passione dimostrati da questi uomini, che hanno recitato con grande coinvolgimento, rivelando il loro desiderio di riscatto e reinserimento, un obiettivo che speriamo possa realizzarsi al più presto, nei contesti familiari e sociali.
Negli ultimi giorni sono pervenuti all’indirizzo del Garante dei detenuti segnalazioni riguardanti l'area sanitaria dell'istituto penitenziario di Cavadonna. Questi segnali evidenziano l’inadeguatezza numerica delle azioni spettanti al Nucleo Traduzioni nell'accompagnare i detenuti a visite specialistiche, interventi chirurgici e altre attività sanitarie (sino a circa 50 casi al mese), estremamente ridotte rispetto ai bisogni urgenti dell’utenza. Quando le operazioni di accompagnamento non vengono effettuate, i detenuti perdono l'opportunità di usufruire dei servizi prenotati, che la dirigenza sanitaria riesce ad ottenere con grande fatica e impegno. Dopo mesi di attesa, tali appuntamenti – non rispettati - vengono rinviati a data da destinarsi.
Il Nucleo Traduzioni e Piantonamenti della Polizia Penitenziaria, al quale esprimo tutto il mio rispetto e la mia comprensione, fornisce una ricorrente giustificazione, accompagnata da comunicazioni che chiariscono le ragioni del mancato servizio, attribuibili a “carenze di personale ed impiego delle esigue risorse disponibili in altri servizi”. Questo disservizio mette ulteriormente in luce la grave mancanza di personale che affligge il comparto della polizia penitenziaria. È una situazione che sta diventando insostenibile: si stima che a livello nazionale ci sia una carenza di circa 8.500 unità rispetto alla pianta organica.
Non sono soltanto le unità di polizia penitenziaria a soffrire di questa carenza, anche i funzionari giuridico pedagogici sono un numero considerevolmente inferiore rispetto a quello previsto e soprattutto a quello effettivamente necessario. Questo scenario trasmette un messaggio chiaro riguardo alla vera finalità della pena, che appare più orientata al contenimento della persona piuttosto che alla sua rieducazione e risocializzazione.
Secondo i dati aggiornati al 2024 nelle schede di trasparenza del Ministero, risulta che il 16% delle unità previste in pianta organica è assente. Attualmente, il personale presente ammonta a 31.068 unità. Il rapporto attuale tra detenuti e agenti è di 1,96 detenuti per ogni agente, rispetto a una previsione di 1,5. Questo rapporto varia tra le diverse regioni italiane, oscillando tra 1,2 e 2,5 detenuti per agente, evidenziando una distribuzione non uniforme del personale; la Sicilia si attesta intorno all’1,9. Questa criticità influisce sulle prestazioni di sorveglianza, sull’erogazione dei servizi e sullo svolgimento delle attività trattamentali.
Nonostante gli sforzi compiuti giornalmente dalla polizia penitenziaria, che svolge con dedizione il proprio dovere tuttavia con questi numeri non si riesce a soddisfare adeguatamente le esigenze di un carcere.
Nonostante ciò, da qualche tempo l'area sanitaria si sta attivando per implementare un sistema di telemedicina per le visite specialistiche a distanza tramite internet. Questo sistema potrebbe ridurre il numero di visite in presenza, ridimensionando di conseguenza le azioni di accompagnamento verso gli ospedali della città. Si tratta di uno strumento importante, già segnalato in passato da quest'ufficio, ma che finora non è stato utilizzato a pieno regime. Inoltre, l'ASP 8 di Siracusa ha emesso ripetutamente bandi di concorso per medici specialisti da inserire nell'area sanitaria penitenziaria, ma purtroppo non sono state ancora effettuate nomine a causa della mancanza di disponibilità o requisiti adeguati.
Un'altra significativa limitazione relativa all’area sanitaria del penitenziario di Cavadonna, è rappresentata dall'assenza di alcune attrezzature e dispositivi medico-sanitari diagnostici per esami e trattamento terapeutico, oltre alla mancanza dei medici che dovrebbero utilizzare questi strumenti, essenziali per identificare tempestivamente le varie patologie, di cui spesso soffrono i detenuti, e a trattarne gli effetti.
All'interno dell'istituto penitenziario di Siracusa, si registra un numero limitato, ma significativo, di detenuti che si trovano in condizioni di grave criticità a causa di problemi di salute.
Tra questi, alcuni presentano situazioni molto gravi, mentre altri soffrono di patologie certificate e trattabili. Per questi detenuti, è necessario attendere la documentazione che attesti l'incompatibilità con il regime detentivo o il rapido trasferimento verso strutture sanitarie adeguate, come il SAI (Servizio Assistenza Intensificato), in grado di rispondere alle loro urgenti necessità di cura. È importante ricordare che ai detenuti spettano tutti i diritti fondamentali e inviolabili dell'uomo, incluso il diritto alla salute.
Non è insolito constatare che alcune gravi malattie che affliggono i detenuti possano, nel tempo, condurre al decesso di queste persone in carcere. È il caso recente del sessantunenne siracusano L.V., su cui la Procura di Messina (il detenuto era stato trasferito qualche tempo fa dalla casa circondariale di Siracusa a quella di Messina) ha avviato delle indagini. Il detenuto era giunto nel carcere di Gazzi (ME) già in stato catatonico, affetto da una grave patologia oncologica e di altre patologie croniche. Negli ultimi mesi i familiari avevano cercato di ottenere la concessione degli arresti domiciliari per consentirgli di ricevere le cure necessarie.
Si tratta di una situazione molto seria, per la quale è fondamentale trovare una soluzione che impedisca che la pena diventi afflittiva fino alle sue più estreme conseguenze.
L'assistenza sanitaria all'interno delle strutture penitenziarie continua a risentire di una grave mancanza di personale infermieristico, il che porta a un aumento del carico di lavoro per gli infermieri attualmente in servizio. È fondamentale evidenziare che, come nel carcere di Noto, ad esempio, durante il turno notturno non è presente alcun infermiere, e tutto il peso della gestione delle emergenze ricade esclusivamente sull'unico medico di turno, costretto a fronteggiare situazioni mediche senza alcun supporto. Questa condizione influisce negativamente sulla capacità di intervenire prontamente per tutelare la salute dei detenuti.
Desidero comunicare con grande rammarico che, al momento, il sistema di riscaldamento delle diverse sezioni dell'istituto non è ancora operativo a causa di problemi tecnici. Inoltre, non vengono accettate nuove richieste per l'autorizzazione all'acquisto e all'uso di piccole stufette elettriche, che sono fondamentali per contrastare il freddo intenso nelle celle. Le finestre non offrono un adeguato isolamento termico e permettono l'ingresso di spifferi, risultando quindi inadeguate a proteggere i detenuti dalle conseguenze delle basse temperature invernali. Dentro fa proprio freddo. Non è insolito vedere nei reparti alcuni detenuti indossare due o tre maglie sovrapposte, insieme a cappellini di lana e sciarpe, per affrontare sia il giorno che la notte.
Spero sinceramente che le mie osservazioni e le mie riflessioni, seppur brevi, suggeriscano a tutti gli organi competenti di mettere in atto, nel più breve tempo possibile, misure adeguate e concrete per correggere le inefficienze e le carenze che danneggiano, a volte irrimediabilmente, sia le persone detenute che i detenenti.